Al fine di evitare che qualcun altro si senta in dovere di bacchettarmi
questo è il mio lavoro pubblicato dalla rivista AQVA nell'anno 2001:
Uno dei quesiti che sempre con maggior frequenza viene posto al medico
subacqueo riguarda la possibilità di praticare attività subacquea in corso
di gravidanza. La risposta più logica da dare sarebbe quella di non
effettuare immersioni subacquee durante tale importantissimo periodo della
vita femminile.
In realtà non disponiamo dati certi relativi al fatto che il feto possa
subire danni in ambiente iperbarico, tant'è vero che nelle donne sottoposte
a trattamento con ossigeno terapia iperbarica (OTI), per avvelenamento da
Monossido di carbonio, nel corso della gestazione, non si è riscontrato
alcun effetto dannoso sul feto. E' comunque un dato di fatto che il feto
non ha la capacità di filtrare le bolle gassose come un adulto, per il l'
incompleto e parziale sviluppo della struttura anatomo-fisiologica
polmonare.
In Russia è stato sperimentato il trattamento con OTI in corso di gravidanza
per patologia diverse ma i dati sono incompleti e scarsamente attendibili.
Altri casi di provenienza diversa riportano questi dati:
1. 1978 Bangasser non osserva, dopo OTI, aumento di anomalie
anatomo-fisiologiche alla nascita;
2. 1980 Bolton riporta un aumento di anomalie congenite alla nascita
sui neonato di 40 donne su 109 che avevano effettuato immersioni subacquee
in corso di gravidanza: mielomeningocele, sindattilia e polidattilia,
coartazione aortica, stenosi pilorica.
3. Nessun difetto alla nascita in figli di donne che avevano interrotto
l'attività ad inizio gravidanza.
4. In 1 caso si sono registrate anomalie multiple nel feto di una donna
che ha continuato ad immergersi durante la gravidanza;
5. Infine in uno Studio del 1991 si è visto che su una popolazione di
1037 donne di ceti diversi solo l'1.4% ha continuato ad immergersi in corso
di gravidanza.
Un parametro di studio importante è rappresentato dall'analisi della
gravidanza negli ovini, in quanto la placenta della pecora è molto simile a
quella delle donne. Nella maggior parte di queste sperimentazioni si è visto
che l'esposizione di animali gravidi a pressioni ambientali elevate è
caratterizzata da un elevato indice di mortalità fetale, sia per passaggio
nel circolo arterioso di bolle gassose sia per evidenti fenomeni di ipossia
legati agli effetti che l'ambiente iperbarico ha sul sistema circolatorio.
E' abbastanza frequente che durante il periodo di gravidanza le future mamme
sospendano determinate abitudini alimentari e di vita ( consumo di bevande
alcoliche, caffè, sigarette ecc.) viene quindi da sé che anche una attività
potenzialmente rischiosa per il feto, come quella subacquea, dovrebbe essere
interrotta. Anche se non ci sono dati certi sembrerebbe del tutto superfluo
rischiare una interruzione della gravidanza in seguito ad immersione
subacquea
Al momento, anche un eventuale trattamento in camera iperbarica va' valutato
con estrema attenzione se la paziente è in stato di gravidanza.
Considerato che nel 99% dei casi le donne praticano attività subacquea a
scopo ricreativo è evidente come il consiglio più ovvio debba essere quello
di interrompere l'attività sub nel periodo di gestazione. E' comunque
necessario sottolineare che se una donna, inconsapevolmente, si è immersa
non essendo ancora a conoscenza del suo stato di gravidanza non c'è alcun
dato che confermi la necessità di una interruzione della gravidanza.
Altro dato importante da considerare riguarda le modificazioni, fisiologiche
ed anatomiche, a cui va' incontro l'organismo femminile durante una
gravidanza e che certamente controindicano il proseguimento dell'attività
subacquea.
MODIFICAZIONI ANATOMO-FISIOLOGICHE IN GRAVIDANZA
a fecondazione avvenuta, mentre l'embrione umano comincia i suoi stadi
differenziazione che lo porteranno, nell'arco di 38 - 40 settimane, alla
maturità anatomo-fisiologica caratterizzata dal parto, l'organismo femminile
comincia ad avere una serie di modificazioni sia anatomiche che fisiologiche
che hanno la finalità di proteggere e far accrescere il prodotto del
concepimento.
Placenta - A circa 15 giorni dall'avvenuta fecondazione inizia la formazione
della Placenta, organo importantissimo che garantisce la sopravvivenza dell'
embrione per tutto il periodo di gestazione.
Al termine della gravidanza ha un aspetto abbastanza caratteristico a forma
di focaccia, di spessore variabile da 1 cm (alla periferia) a 3-4 cm nella
parte centrale, anche il diametro varia da 15 a 20 cm e il peso oscilla tra
i 500 e i 700 grammi.
Si distinguono una faccia materna, aderente alle pareti dell'utero, ed una
faccia fetale, ovviamente rivolta verso il feto.
Osservando la Placenta dalla faccia materna verso la faccia fetale si
possono riconoscere delle strutture che hanno una notevole importanza per
gli scambi metabolico-respiratori materno fetali; infatti dalla placenta il
feto riceve O2 e sostanze nutritizie ed elimina le scorie metaboliche e la
CO2.
Anatomicamente distinguiamo:
1. La decidua basale: si tratta di tessuto uterino modificatosi in
gravidanza e che rappresenta la parte materna della placenta;
2. I villi: sono la parte fetale della placenta suddivisi in villi
nutritizi situati a diretto contatto con il sangue materno e villi
barbicanti a diretto contatto con la decidua basale;
3. Il chorion: da cui nascono i villi e che si continua con la membrana
coriale che avvolge il feto;
4. L'amnios: tappezza la faccia fetale della placenta da cui si
continua per avvolgere il feto ed il liquido amniotico.
La circolazione placentare ha delle caratteristiche proprie legate alle
funzioni specifiche che l'organo deve assolvere. Dalla decidua partono delle
piccole arterie (circa 350) che con andamento a spirale si portano nella
zona dei villi dove subiscono una brusca interruzione che provoca la
liberazione del sangue trasportato in una zona dei villi ben definita che
prende il nome di spazio intervilloso, dove circola il sangue, proveniente
dalle arterie utero-placentari; il deflusso del sangue refluo avviene
attraverso un sistema venoso che sbocca in una zona ben definita che prende
il nome di seno venoso marginale della placenta che scarica direttamente
nelle vene uterine.
Da studi effettuati con isotopi radioattivi si è visto che la circolazione
nello spazio intervilloso è molto veloce.
Schematicamente la circolazione materno-fetale può essere così riassunta:
1. Le arterie utero-placentari trasportano, dall'organismo materno, l'
Ossigeno (O2) e le sostanze nutritizie nello spazio intervilloso;
2. Mediante il sistema capillare villoso le sostanze nutritizie e l'O2
vengono convogliate nelle vene ombelicali (che trasportano sangue arterioso)
per essere distribuite nell'organismo fetale;
3. Le arterie ombelicali (che trasportano sangue venoso) convogliano
scorie metaboliche e Anidride Carbonica (CO2) dall'organismo fetale al seno
venoso marginale dove il sangue sarà nuovamente ossigenato per tornare di
nuovo nel feto.
Esaminiamo ora qual è la circolazione fetale, alfine di comprendere quali
sono i motivi per cui l'immersione subacquea è controindicata nel periodo
della gravidanza.
CIRCOLAZIONE FETALE
La circolazione fetale presenta delle diversità molto importanti rispetto
alla circolazione post-nascita.
Come abbiamo visto il sangue, dopo essersi saturato di O2 e desaturato di
CO2 nei villi coriali, raggiunge il feto attraverso la vena ombelicale; a
livello dell'ombelico del nascituro il sangue penetra nell'organismo
mediante il dotto venoso di Aranzio, che mette in comunicazione la vena
ombelicale e la vena cava inferiore, distribuendosi in parte al fegato ed in
parte nella vena cava ascendente, nella quale si getterà più in alto anche
il sangue che si è distribuito inizialmente nel fegato.
Attraverso la vena cava inferiore il sangue raggiunge il cuore, nell'atrio
destro, dove, per mezzo di una valvola (valvola di Eustachio), la corrente
sanguigna viene convogliata verso il setto interatriale.
In questa sede è presente una pervietà (foro di Botallo) che immette il
sangue direttamente nell'atrio sinistro, dove è presente un piccolo
quantitativo di sangue proveniente dai polmoni (che in questo periodo non
hanno funzione respiratoria) per il tramite delle 4 vene polmonari.
Dall'atrio sinistro il sangue passa nel ventricolo sinistro e quindi nell'
aorta dove si distribuisce a destra, per mezzo del tronco brachiocefalico, e
a sinistra, con l'arteria carotide e la succlavia alla testa e agli arti
superiori.
Il resto del sangue è convogliato verso nella parte inferiore del corpo
attraverso l'aorta discendente.
Il sangue che refluisce dalla porzione superiore del corpo torna all'atrio
destro da dove, mediante una via preferenziale, che salta il flusso
proveniente dalla vena cava inferiore diretto al foro di Botallo, raggiunge
il ventricolo destro e da qui, una piccola parte, va' ai polmoni e il resto
entra nell'aorta attraverso il dotto arterioso di Botallo, per unirsi con il
sangue proveniente dal ventricolo sinistro instradarsi verso le arterie
iliache interne e, successivamente, nelle arterie ombelicali per raggiungere
la zona dei villi coriali, riossigenarsi e rientrare nella circolazione
fetale.
Dopo il parto la circolazione subisce delle modificazioni che saranno
definitive:
1. Il dotto arterioso di Botallo, che metteva in comunicazione arteria
polmonare ed aorta, si chiude;
2. Il dotto venoso di Aranzio, tramite di comunicazione tra vena
ombelicale e vena cava ascendente, si chiude;
3. Chiusura del foro di Botallo.
In realtà queste modificazioni non sempre avvengono tutte e/o in parte,
dando origine a delle cardiopatie congenite anche importanti come la
Tetralogia di Fallot e, di maggior interesse per i praticanti l'attività
subacquea, il Forame Ovale Pervio (FOP), possibile causa nell'adulto di MDD,
quando non diagnosticato.
PROCESSI RESPIRATORI FETALI
Gli scambi gassosi tra organismo materno e organismo fetale avvengono tutti
attraverso la placenta che assume, a tutti gli effetti, la funzione di
membrana respiratoria (funzione respiratoria della placenta); il passaggio
di O2 in direzione fetale e di CO2 in direzione materna avvengono per
diffusione passiva ma sono condizionati da diversi fattori:
1. Tensione di O2 nel sangue materno ed in quello fetale;
2. Tensione di CO2 nel sangue materno ed in quello fetale;
3. Velocità del circolo ai due lati del filtro placentare;
4. Emoglobina fetale;
5. Volume e spessore della superficie di scambio.
Poiché tali scambi avvengono in funzione della differenza di pressione
parziale (Pp.) di ogni singolo gas ai due lati del filtro placentare è
evidente come un aumento della Pp. (come avviene in ambiente iperbarico)
provocherà un aumento del quantitativo di gas che diffonderà attraverso la
placenta, con conseguente passaggio nel circolo fetale e deposito nei
tessuti di N2, gas che come ben si sa non partecipa ai processi respiratori.
Per quanto attiene la CO2 el'O2 è importante sottolineare come il passaggio
di questi gas, in direzione feto-madre e viceversa, sia condizionato dal
doppio effetto Haldane (più il sangue è ridotto maggiore è la capacità di
trasporto di CO2, così come maggiore risulterà la sua eliminazione, sulla
superficie di scambio, con la rinnovata ossigenazione ematica) e dal doppio
effetto Bohr (aumento del pH del feto con il passaggio di acidi dalle
arterie ombelicali al circolo materno, con conseguente aumento dell'affinità
dell'O2; contemporaneo abbassamento del pH materno, a livello del circolo
intervilloso, con diminuzione dell'affinità per l'O2 e susseguente maggiore
liberazione di O2 disponibile per il feto).
Appare evidente come, in funzione di quanto in precedenza esposto, nel
momento in cui si avrà una diminuzione della pressione ambientale, in fase
di risalita, si avrà una liberazione di N2 dai tessuti fetali che, per le
caratteristiche stesse della circolazione materno fetale, potrà provocare
danni sia nell'organismo fetale che in quello materno.
conclusioni - possiamo dire che in funzione dei diversi periodi della
gravidanza, l'immersione subacquea può provocare una serie di alterazioni,
parzialmente dimostrate in via sperimentale che possono essere così
riassunte:
1. Nel periodo pre-embrionale, compreso tra il 14° giorno (momento del
concepimento) fino al 32° giorno dall'ultima mestruazione, l'immersione
subacquea può avere un effetto del tipo "tutto o nulla", e cioè: o provoca
un aborto spontaneo precoce o non causa alcun danno;
2. Nel Periodo embrionale: che va' dal 33° giorno fino al 70° giorno
(10^ settimana). Questo è il periodo di maggior rischio in quanto la pratica
dell'immersione subacquea può indurre malformazioni sugli organi in via di
formazione quale conseguenza di fenomeni ipo-anossici, e morte fetale per
fenomeni di tipo embolico;
3. Periodo fetale: dal 71° giorno al parto. In questa fase l'attività
subacquea è completamente controindicata per l'altissimo rischio di morte
fetale e materna.
Da quanto espostosi deduce che se l'immersione subacquea in apnea o con
mezzi autonomi di respirazione, in corso di gravidanza, risulta
controindicata, un'attività fisica in acqua come nuoto, snorkeling (senza
apnea) e ginnastica acquatica (acquagym) è sempre consigliabile a tutte le
future mamme per la possibilità di svolgere una attività fisica in acqua
che, oltre ad avere effetti positivi sul fisico, se effettuata all'asciutto
sarebbe certamente molto più faticosa.
Questa pubblicazione è di proprietà del Prof. Massimo Malpieri
e può essere utilizzata solo a scopo didattico/divulgativo citando il nome
dell'autore.