Fabio
2003-11-11 17:51:51 UTC
Un caro saluto a tutta la lista, anche se in un periodo molto difficile come
questo.
Prima di dare inizio al report della tragedia, vorrei assicurare tutti che
non ho mai pensato di farla passare nel silenzio.
Non solo evidentemente non sarebbe stato possibile, ma soprattutto non lo
avrei mai accettato sia per lassociazione che rappresento e con la quale mi
trovo bene anche in questi momenti di indagine (sono infatti in stato di
sospensione cautelativa da tutte le mie attività), sia per il Team con il
quale ho lavorato meravigliosamente per mesi, sia per il mio indimenticabile
amico Guido (Hurco) e ancora di più per me stesso.
Sin dal primo momento ho avuto intenzione di rendere pubblico quanto
successo: se questo report arriva in ritardo rispetto alla sventura è perché
lautopsia è stata operata immediatamente ed i risultati di essa, a detta
del medico legale, erano molto chiari.
In accordo con la Presidenza PSA ho deciso di aspettare tali risultati che,
a quanto pareva, sarebbero arrivati di lì a pochi giorni.
Abbiamo aspettato i risultati giorno dopo giorno.
E sono passati troppi giorni.
Ora mi pare purtroppo chiaro che i tempi per avere ufficialmente (anche se
ufficiosamente abbiamo le risultanze) tali documenti appaiono estremamente
dilatati: non è possibile stabilire quando.
Dato quindi il prolungarsi dellattesa a tempo indeterminato, non desidero
più aspettare e voglio offrire quanto nelle mie mani anche se non chiude
completamente il quadro.
A tale proposito, fornirò in futuro ogni ulteriore informazione appena sarà
disponibile.
Per il momento, tutto quello che posso scrivere, è annotare ogni minimo
particolare che è accaduto sotto i miei occhi.
I partecipanti allimmersione sono stati il sottoscritto in qualità di
istruttore trimix 100 PSA, Guido, caro amico e compagno di molte immersioni
nonché allievo, e Fabrizio, trimix 100 diver PSA.
Fabrizio, un mio amico, essendo venuto a sapere, durante la settimana
precedente limmersione, che avremmo effettuato unimmersione in miscela, mi
chiede se si può aggregare a me e a Guido: non ci trovo nulla in contrario e
quindi gli do appuntamento per il sabato 25 ottobre 2003.
Il ritrovo è fissato per le ore 14.00 in località Valbrona, Onno (LC) per
effettuare unimmersione conosciuta dai subacquei come La faglia del
Quensito.
Dopo aver effettuato lanalisi dei gas, poiché le miscele di Fabrizio sono
quelle che hanno un maggior contenuto di gas inerte, procediamo alla
pianificazione dellimmersione in base ai suoi gas.
Sebbene disponessimo tutti di ean50, si decide di pianificare la
decompressione in ean48, aggiungendo così un fattore di conservativismo
allimmersione (Fabrizio, avrebbe utilizzato comunque lean50).
Inoltre, poiché il sito di immersione era già noto sia a me sia a Guido in
quanto ci eravamo già immersi altre volte in quella zona, decidiamo di
pianificare come massima profondità dellimmersione i 104mt, profondità che,
con il lago basso come in questo periodo, è addirittura superiore alla
massima profondità raggiunta dal pianoro di fango che si trova alla base
della parete, meta della nostra immersione.
Così facendo, inoltre, poiché lallievo non avrebbe dovuto superare i 100mt
di profondità, abbiamo aggiunto un ulteriore fattore di conservativismo e
quindi di sicurezza allimmersione.
Limmersione viene così pianificata con il software Abyss:
- partenza dalla superficie con ean32;
- velocità di discesa 15mt/min poiché il primo tratto è su un pianoro di
fango poco pendente;
- arrivo a 40mt al terzo minuto e passaggio alla miscela di fondo (heliair
10,5%O2);
- discesa lungo la prima parete (la cui sommità è proprio a 40mt di
profondità) a una velocità di 20mt/min;
- arrivo alla base della prima parete a 60mt di profondità al 4°minuto;
- si costeggia la base (che è tra i 58mt e i 62mt di profondità) della prima
parete a 60mt per 7 minuti;
- arrivo alla spaccatura presente nella seconda parete all11° minuto;
- discesa lunga la spaccatura a 25mt/min;
- arrivo ai piedi della parete in due minuti (quindi al 13° minuto);
- stacco dal fondo al 17° minuto; risalita lungo la spaccatura a 10mt/min;
- a 40mt cambio volante tra miscela di fondo ed ean32;
- prosecuzione della risalita, sempre a una velocità di 10mt/min fino alla
prima tappa decompressiva;
- a 21mt, cambio in ean48 e prosecuzione della decompressione.
Ho poi effettuato il briefing e lho fatto ripetere a entrambi senza alcun
problema.
Abbiamo quindi effettuato i controlli reciproci delle attrezzature, delle
consuete procedure anche di emergenza e poiché era tutto in ordine compreso
laspetto fisico e psicologico ci siamo infilati le attrezzature e siamo
entrati in acqua dalla spiaggia, dove abbiamo agganciato le decompressive.
Mentre nuotavamo in superficie per coprire i circa 40mt che separano la
spiaggia dal punto di ingresso, abbiamo depositato la boa segnasub.
Lumore era ottimo: io avevo un solo allievo molto bravo che aveva ben
superato tutti i livelli precedenti (70, 80 e 90) del corso trimix senza
aver mai avuto necessità di ripetizioni o recuperi.
Insomma, pensavamo di avviarci a una felice conclusione del corso.
Un corso che mai aveva presentato problemi.
Raggiunto il punto di ingresso, abbiamo rieffettuato il controllo reciproco
delle attrezzature e abbiamo infine dato luogo al briefing riassuntivo,
quello che sottolinea le note basi dellimmersione. Anche in questo caso, la
lucidità di Guido è stata totale.
Poco prima di scambiarci lok per la discesa, a Guido si è rotto il
cinturino della maschera: gli ho chiesto se voleva rinunciare allimmersione
ma lui mi ha risposto di no mentre estraeva la maschera di scorta, la
indossava e riponeva in tasca quella rotta senza dare alcun segno di stress.
Messi gli erogatori dellean32 in bocca e ricevuto il segnale di ok per
scendere da tutti, abbiamo scaricato i jacket e ci siamo ritrovati su un
pianoro fangoso alla profondità di 10mt: ho chiesto a Guido se aveva
problemi di compensazione e, alla sua risposta negativa, abbiamo cominciato
a scendere seguendo il fondo stando uno affianco allaltro.
Raggiunta la sommità della prima parete a 40mt di profondità dopo circa tre
minuti, faccio il segnale convenuto per il cambio di erogatore (per passare
alla miscela di fondo) ed entrambi lo eseguiamo.
Ci lasciamo quindi scivolare verso il fondo della prima parete; raggiuntolo,
restiamo in assetto a circa 60mt e iniziamo a costeggiare la parete
tenendola alla destra.
Quando raggiungiamo la spaccatura nella seconda parete, abbiamo accumulato
quasi un minuto di ritardo a causa della visibilità non molto buona. Non
importa.
Come pianificato, Guido ci richiama ed effettuiamo il controllo delle
pressioni nelle bombole contenenti mix di fondo: siamo tutti e tre
abbondantemente allinterno dei consumi programmati (Guido, che aveva un
bibo a bottiglie separate, ha effettuato correttamente i cambi degli
erogatori perché la pressione nelle due bombole è praticamente equivalente
una bottiglia contiene circa 5bar più dellaltra, ovvero 170 e 175bar-).
A questo punto, però, abbiamo quasi due minuti di ritardo. Poco male: vorrà
dire che il tempo che passeremo alla massima profondità sarà inferiore a
quello pianificato a tutto vantaggio di una maggiore desaturazione dei
tessuti.
Chiedo lok alla discesa e dopo che ho ricevuto il corrispondente segnale,
scarichiamo il jacket e ci dirigiamo, fronte alla parete, alla base della
stessa.
Arriviamo sul fondo poco dopo il quindicesimo minuto e poiché resta poco
tempo, una volta ricevuto un ok da tutti, cerco di far sforare Guido
dirigendomi proprio sul fondo della parete a circa 101mt di profondità, ma
lui, tiene perfettamente la quota, mi richiama con la torcia e
contemporaneamente mi segnala un minuto alla risalita.
Il minuto passa molto rapidamente e così, dopo che Guido ci ha segnalato la
fine del tempo di fondo pianificato e dopo che gli abbiamo risposto la
conferma, cominciamo la risalita.
Io precedo, Guido è alla mia sinistra, a metà del mio corpo, mentre Fabrizio
è alla mia destra sempre a metà del mio corpo.
La risalita, programmata a una velocità di 10mt/min, procede per tutti
regolare; in più occasioni ci siamo scambiati dei segnali di ok.
Sino a questo momento, nulla in assoluto era andato benché minimamente
storto.
Stavamo praticamente chiudendo unimmersione da manuale, facile, senza
preoccupazioni, senza pressioni, in scioltezza.
In prossimità del cappello della seconda parete (il fondo prosegue poi con
una distesa di fango inclinata di 45°), situato a circa 40mt di profondità,
dovevamo rieffettuare il cambio per passare dalla miscela di fondo a quella
di viaggio ean32.
A circa 45mt di profondità, noto dei movimenti delle braccia di Fabrizio
come a chiamarmi; mi volto verso di lui ma è un falso allarme: tutto
regolare.
Proprio a questo punto siamo praticamente giunti alla quota del cambio e
quindi mi rivolto subito verso Guido per avvisarlo di tenersi pronto ad
effettuare il cambio miscela ma lui non si trova più al mio fianco: è circa
un metro e mezzo sopra di me.
Intuisco che cè qualcosa che non va, che qualcosa è cambiato.
Pinneggio e carico il jacket; raggiungo subito Guido, lo afferro per una
pinna con la mano destra mentre scarico il mio jacket con la mano sinistra
per rallentare la sua ascesa ancora non veloce.
La sensazione si traduce in certezza quando sento e vedo che Guido non
reagisce minimamente alla situazione: resta immobile senza alcuna reazione
di alcun tipo, nemmeno di stress o di panico.
E assolutamente fermo.
Non vedo le sue bolle di scarico, ha gli occhi sbarrati e non ha nessun
erogatore in bocca.
Fabrizio assiste impotente al succedersi dei fatti.
Realizzo che sottacqua non posso fare assolutamente niente per aiutare il
mio caro amico, che appare svenuto.
Guido ora aumenta la velocità di ascesa sempre più: non serve che lo
trattenga o lo stoppi in acqua, non potrei comunque fare nulla a causa delle
sue condizioni. Né posso seguirlo fino alla superficie a causa della lunga
decompressione da effettuare.
In superficie avevo peraltro notato che erano appena arrivati degli altri
subacquei. Questi avrebbero immediatamente allertato i soccorsi.
Nella speranza di poterlo salvare solo fuori dallacqua (speranza che,
dentro me, sapevo comunque ormai vana), lascio quindi andare Guido che
procede la propria ascesa alla superficie.
Mi ritrovo vicino a Fabrizio e, distrutti, effettuiamo la decompressione e
terminiamo limmersione.
Appena mettiamo la testa fuori dallacqua, sentiamo arrivare lelicottero
del Pronto Soccorso, che infatti era stato allertato dal gruppo di sub.
Quello di loro che ha recuperato e portato il corpo di Guido fin sulla
spiaggia, ha detto di averlo trovato già deceduto.
Non so che cosa sia successo, lo dirà la perizia. So solo che
improvvisamente ho trovato Guido spento, svenuto.
Sono convinto che in acqua non avrei potuto fare nulla, se avessi potuto
fare qualcosa lo avrei fatto.
Spero che i risultati ufficiali della perizia arrivino al più presto.
Porgo a Guido, alla famiglia e agli amici tutti, tutto il mio dispiacere.
Non lo dimenticherò come non dimenticherò questa esperienza tragica.
Fabio Moneta
--------------------------------
Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
questo.
Prima di dare inizio al report della tragedia, vorrei assicurare tutti che
non ho mai pensato di farla passare nel silenzio.
Non solo evidentemente non sarebbe stato possibile, ma soprattutto non lo
avrei mai accettato sia per lassociazione che rappresento e con la quale mi
trovo bene anche in questi momenti di indagine (sono infatti in stato di
sospensione cautelativa da tutte le mie attività), sia per il Team con il
quale ho lavorato meravigliosamente per mesi, sia per il mio indimenticabile
amico Guido (Hurco) e ancora di più per me stesso.
Sin dal primo momento ho avuto intenzione di rendere pubblico quanto
successo: se questo report arriva in ritardo rispetto alla sventura è perché
lautopsia è stata operata immediatamente ed i risultati di essa, a detta
del medico legale, erano molto chiari.
In accordo con la Presidenza PSA ho deciso di aspettare tali risultati che,
a quanto pareva, sarebbero arrivati di lì a pochi giorni.
Abbiamo aspettato i risultati giorno dopo giorno.
E sono passati troppi giorni.
Ora mi pare purtroppo chiaro che i tempi per avere ufficialmente (anche se
ufficiosamente abbiamo le risultanze) tali documenti appaiono estremamente
dilatati: non è possibile stabilire quando.
Dato quindi il prolungarsi dellattesa a tempo indeterminato, non desidero
più aspettare e voglio offrire quanto nelle mie mani anche se non chiude
completamente il quadro.
A tale proposito, fornirò in futuro ogni ulteriore informazione appena sarà
disponibile.
Per il momento, tutto quello che posso scrivere, è annotare ogni minimo
particolare che è accaduto sotto i miei occhi.
I partecipanti allimmersione sono stati il sottoscritto in qualità di
istruttore trimix 100 PSA, Guido, caro amico e compagno di molte immersioni
nonché allievo, e Fabrizio, trimix 100 diver PSA.
Fabrizio, un mio amico, essendo venuto a sapere, durante la settimana
precedente limmersione, che avremmo effettuato unimmersione in miscela, mi
chiede se si può aggregare a me e a Guido: non ci trovo nulla in contrario e
quindi gli do appuntamento per il sabato 25 ottobre 2003.
Il ritrovo è fissato per le ore 14.00 in località Valbrona, Onno (LC) per
effettuare unimmersione conosciuta dai subacquei come La faglia del
Quensito.
Dopo aver effettuato lanalisi dei gas, poiché le miscele di Fabrizio sono
quelle che hanno un maggior contenuto di gas inerte, procediamo alla
pianificazione dellimmersione in base ai suoi gas.
Sebbene disponessimo tutti di ean50, si decide di pianificare la
decompressione in ean48, aggiungendo così un fattore di conservativismo
allimmersione (Fabrizio, avrebbe utilizzato comunque lean50).
Inoltre, poiché il sito di immersione era già noto sia a me sia a Guido in
quanto ci eravamo già immersi altre volte in quella zona, decidiamo di
pianificare come massima profondità dellimmersione i 104mt, profondità che,
con il lago basso come in questo periodo, è addirittura superiore alla
massima profondità raggiunta dal pianoro di fango che si trova alla base
della parete, meta della nostra immersione.
Così facendo, inoltre, poiché lallievo non avrebbe dovuto superare i 100mt
di profondità, abbiamo aggiunto un ulteriore fattore di conservativismo e
quindi di sicurezza allimmersione.
Limmersione viene così pianificata con il software Abyss:
- partenza dalla superficie con ean32;
- velocità di discesa 15mt/min poiché il primo tratto è su un pianoro di
fango poco pendente;
- arrivo a 40mt al terzo minuto e passaggio alla miscela di fondo (heliair
10,5%O2);
- discesa lungo la prima parete (la cui sommità è proprio a 40mt di
profondità) a una velocità di 20mt/min;
- arrivo alla base della prima parete a 60mt di profondità al 4°minuto;
- si costeggia la base (che è tra i 58mt e i 62mt di profondità) della prima
parete a 60mt per 7 minuti;
- arrivo alla spaccatura presente nella seconda parete all11° minuto;
- discesa lunga la spaccatura a 25mt/min;
- arrivo ai piedi della parete in due minuti (quindi al 13° minuto);
- stacco dal fondo al 17° minuto; risalita lungo la spaccatura a 10mt/min;
- a 40mt cambio volante tra miscela di fondo ed ean32;
- prosecuzione della risalita, sempre a una velocità di 10mt/min fino alla
prima tappa decompressiva;
- a 21mt, cambio in ean48 e prosecuzione della decompressione.
Ho poi effettuato il briefing e lho fatto ripetere a entrambi senza alcun
problema.
Abbiamo quindi effettuato i controlli reciproci delle attrezzature, delle
consuete procedure anche di emergenza e poiché era tutto in ordine compreso
laspetto fisico e psicologico ci siamo infilati le attrezzature e siamo
entrati in acqua dalla spiaggia, dove abbiamo agganciato le decompressive.
Mentre nuotavamo in superficie per coprire i circa 40mt che separano la
spiaggia dal punto di ingresso, abbiamo depositato la boa segnasub.
Lumore era ottimo: io avevo un solo allievo molto bravo che aveva ben
superato tutti i livelli precedenti (70, 80 e 90) del corso trimix senza
aver mai avuto necessità di ripetizioni o recuperi.
Insomma, pensavamo di avviarci a una felice conclusione del corso.
Un corso che mai aveva presentato problemi.
Raggiunto il punto di ingresso, abbiamo rieffettuato il controllo reciproco
delle attrezzature e abbiamo infine dato luogo al briefing riassuntivo,
quello che sottolinea le note basi dellimmersione. Anche in questo caso, la
lucidità di Guido è stata totale.
Poco prima di scambiarci lok per la discesa, a Guido si è rotto il
cinturino della maschera: gli ho chiesto se voleva rinunciare allimmersione
ma lui mi ha risposto di no mentre estraeva la maschera di scorta, la
indossava e riponeva in tasca quella rotta senza dare alcun segno di stress.
Messi gli erogatori dellean32 in bocca e ricevuto il segnale di ok per
scendere da tutti, abbiamo scaricato i jacket e ci siamo ritrovati su un
pianoro fangoso alla profondità di 10mt: ho chiesto a Guido se aveva
problemi di compensazione e, alla sua risposta negativa, abbiamo cominciato
a scendere seguendo il fondo stando uno affianco allaltro.
Raggiunta la sommità della prima parete a 40mt di profondità dopo circa tre
minuti, faccio il segnale convenuto per il cambio di erogatore (per passare
alla miscela di fondo) ed entrambi lo eseguiamo.
Ci lasciamo quindi scivolare verso il fondo della prima parete; raggiuntolo,
restiamo in assetto a circa 60mt e iniziamo a costeggiare la parete
tenendola alla destra.
Quando raggiungiamo la spaccatura nella seconda parete, abbiamo accumulato
quasi un minuto di ritardo a causa della visibilità non molto buona. Non
importa.
Come pianificato, Guido ci richiama ed effettuiamo il controllo delle
pressioni nelle bombole contenenti mix di fondo: siamo tutti e tre
abbondantemente allinterno dei consumi programmati (Guido, che aveva un
bibo a bottiglie separate, ha effettuato correttamente i cambi degli
erogatori perché la pressione nelle due bombole è praticamente equivalente
una bottiglia contiene circa 5bar più dellaltra, ovvero 170 e 175bar-).
A questo punto, però, abbiamo quasi due minuti di ritardo. Poco male: vorrà
dire che il tempo che passeremo alla massima profondità sarà inferiore a
quello pianificato a tutto vantaggio di una maggiore desaturazione dei
tessuti.
Chiedo lok alla discesa e dopo che ho ricevuto il corrispondente segnale,
scarichiamo il jacket e ci dirigiamo, fronte alla parete, alla base della
stessa.
Arriviamo sul fondo poco dopo il quindicesimo minuto e poiché resta poco
tempo, una volta ricevuto un ok da tutti, cerco di far sforare Guido
dirigendomi proprio sul fondo della parete a circa 101mt di profondità, ma
lui, tiene perfettamente la quota, mi richiama con la torcia e
contemporaneamente mi segnala un minuto alla risalita.
Il minuto passa molto rapidamente e così, dopo che Guido ci ha segnalato la
fine del tempo di fondo pianificato e dopo che gli abbiamo risposto la
conferma, cominciamo la risalita.
Io precedo, Guido è alla mia sinistra, a metà del mio corpo, mentre Fabrizio
è alla mia destra sempre a metà del mio corpo.
La risalita, programmata a una velocità di 10mt/min, procede per tutti
regolare; in più occasioni ci siamo scambiati dei segnali di ok.
Sino a questo momento, nulla in assoluto era andato benché minimamente
storto.
Stavamo praticamente chiudendo unimmersione da manuale, facile, senza
preoccupazioni, senza pressioni, in scioltezza.
In prossimità del cappello della seconda parete (il fondo prosegue poi con
una distesa di fango inclinata di 45°), situato a circa 40mt di profondità,
dovevamo rieffettuare il cambio per passare dalla miscela di fondo a quella
di viaggio ean32.
A circa 45mt di profondità, noto dei movimenti delle braccia di Fabrizio
come a chiamarmi; mi volto verso di lui ma è un falso allarme: tutto
regolare.
Proprio a questo punto siamo praticamente giunti alla quota del cambio e
quindi mi rivolto subito verso Guido per avvisarlo di tenersi pronto ad
effettuare il cambio miscela ma lui non si trova più al mio fianco: è circa
un metro e mezzo sopra di me.
Intuisco che cè qualcosa che non va, che qualcosa è cambiato.
Pinneggio e carico il jacket; raggiungo subito Guido, lo afferro per una
pinna con la mano destra mentre scarico il mio jacket con la mano sinistra
per rallentare la sua ascesa ancora non veloce.
La sensazione si traduce in certezza quando sento e vedo che Guido non
reagisce minimamente alla situazione: resta immobile senza alcuna reazione
di alcun tipo, nemmeno di stress o di panico.
E assolutamente fermo.
Non vedo le sue bolle di scarico, ha gli occhi sbarrati e non ha nessun
erogatore in bocca.
Fabrizio assiste impotente al succedersi dei fatti.
Realizzo che sottacqua non posso fare assolutamente niente per aiutare il
mio caro amico, che appare svenuto.
Guido ora aumenta la velocità di ascesa sempre più: non serve che lo
trattenga o lo stoppi in acqua, non potrei comunque fare nulla a causa delle
sue condizioni. Né posso seguirlo fino alla superficie a causa della lunga
decompressione da effettuare.
In superficie avevo peraltro notato che erano appena arrivati degli altri
subacquei. Questi avrebbero immediatamente allertato i soccorsi.
Nella speranza di poterlo salvare solo fuori dallacqua (speranza che,
dentro me, sapevo comunque ormai vana), lascio quindi andare Guido che
procede la propria ascesa alla superficie.
Mi ritrovo vicino a Fabrizio e, distrutti, effettuiamo la decompressione e
terminiamo limmersione.
Appena mettiamo la testa fuori dallacqua, sentiamo arrivare lelicottero
del Pronto Soccorso, che infatti era stato allertato dal gruppo di sub.
Quello di loro che ha recuperato e portato il corpo di Guido fin sulla
spiaggia, ha detto di averlo trovato già deceduto.
Non so che cosa sia successo, lo dirà la perizia. So solo che
improvvisamente ho trovato Guido spento, svenuto.
Sono convinto che in acqua non avrei potuto fare nulla, se avessi potuto
fare qualcosa lo avrei fatto.
Spero che i risultati ufficiali della perizia arrivino al più presto.
Porgo a Guido, alla famiglia e agli amici tutti, tutto il mio dispiacere.
Non lo dimenticherò come non dimenticherò questa esperienza tragica.
Fabio Moneta
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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/